Venerdì, 19 Aprile 2024

La testimonianza: "Senza voucher pagherò la mia collaboratrice in nero"

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Milano. "E ora la mia donna delle pulizie come la pago?". Il caso di Donatella, 55 anni, impiegata milanese è uno dei migliaia che si potrebbero citare. Uno stipendio da 1600 euro al mese, da cui sottrarre 160 euro in voucher destinati al pagamento delle 4 ore settimanali della donna delle pulizie. "Cosa dovrei fare, adesso? Spendere i soldi per un consulente del lavoro, fare un contratto di assunzione per 4 ore alla settimana (e qui la voce si scalda), pagare di più io la retribuzione oraria tra ferie, malattia, tredicesima, tfr e magari pagare di meno la mia collaboratrice domestica. Il tutto per 4 ore alla settimana che con i voucher erano pagati in modo decoroso, pulito e con una quota di garanzie. E' pazzesco! Mi costringono a pagare la prestazione in nero". La quotidianità, questa sconosciuta ai sindacati che hanno spinto per l'abolizione buoni lavoro, è costellata di questi episodi.

"Siamo passati dall'abuso indiscriminato a zero per paura della Cgil - è stato il commento lapidario del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini - Il problema non è eliminare i voucher ma usarli bene. Il risultato dell'abolizione è il lavoro nero".

Cosa succede ora. Creato il problema per evitare il referendum di maggio, il Governo ora cerca un rimedio. Che non arriverà prima della fine dell'anno. Se mai arriverà. Si parla di modello francese, e l'idea potrebbe essere quella di creare (spendendo ingenti risorse pubbliche) una piattaforma telematica a cui dovrebbero iscriversi sia i datori di lavoro (famiglie, single, etc) sia i prestatori d'opera (colf, badanti). I pagamenti avverrebbero per via telematica ma resta il nodo dei contributi che non sarebbero più minimi come per i vocuher ma quelli tipici di un contratto. Per integrare questa quota lo Stato dovrebbe stanziare altri soldi per non farli ricadere sulle famiglie.

Tanto rumore per lo 0,4% delle ore lavorate. Se a fine 2016 il lavoro nero in Italia cubava 211 miliardi pari al 13% del Pil, il Governo Gentiloni con il recente decreto ha cancellato uno strumento con cui erano regolate solo lo 0,4% delle ore lavorate in Italia: un miliardo e 150 milioni di euro nel 2016, di cui, tra contributi e imposte, allo stato sono andati 287,5 milioni di euro, ai lavoratori i restanti 862 milioni di euro.

Lavoratori garantiti con i voucher. Il valore nominale è comprensivo della contribuzione (pari al 13%) a favore della gestione separata INPS, che viene accreditata sulla posizione individuale contributiva del prestatore; di quella in favore dell'INAIL per l'assicurazione anti-infortuni (7%) e di un compenso al concessionario (Inps), per la gestione del servizio, pari al 5%.