Sabato, 27 Luglio 2024

Perché il PD ha pugnalato Draghi

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Roma. Questa volta il delitto perfetto non è riuscito al PD. Il partito di Enrico Letta, che proverà a blindare le liste con i "suoi" fedelissimi ma si avvia ad essere il prossimo bersaglio delle correnti interne, aveva studiato tutto nel dettaglio: liquidare Mario Draghi, dopo avergli sbarrato la strada al Quirinale (i dem avevano come prima scelta Pier Casini e come via di fuga il Mattarella bis), sbattere fuori Conte dopo aver spaccato il Movimento 5 Stelle e addossare tutta la colpa a quel cattivone di Matteo Salvini.

Il PD non voleva avere in mezzo ai piedi il premier Draghi per gestire in maniera diversa i soldi del 110% e soprattutto le importantissime nomine della prossima primavera, quando si sceglieranno i nomi dei manager che, forse più del Parlamento, disegnano lo sviluppo industriale del Paese e gestiscono risorse. Mettere le mani sul Governo è sembrata al partito di Letta, con la credibile benevolenza di alcune stanze del Quirinale, la strada migliore, senza remore sul danno che avrebbe recato all'Italia.

La strategia è nota. Prima i Dem hanno cercato la crisi, provocando la Lega con lo Ius Scholae e la droga libera, ma il partito di Salvini non è caduto nella trappola ed è rimasto responsabilmente al Governo. A quel punto è partito l'attacco al Movimento 5 Stelle, con le provocazioni rivolte a Conte, che ha alzato i toni fino alla spaccatura. Ma la crisi si sarebbe potuta ricomporre. E allora i Dem hanno giocato due carte diaboliche, pugnalando (a sua insaputa) il premier Draghi, stimatissimo banchiere ma davvero alle prime armi con la politica. Prima hanno creato l'irresponsabile e fuori da ogni galateo istituzionale incontro tra Draghi e il solo Letta, pasticcio a cui si è rimediato solo in serata con un incontro tra il premier e il centrodestra. E poi gli hanno scritto un discorso livoroso e surreale, completamente avulso dal paese reale, per farlo sembrare in primis un marziano, e soprattutto un uomo del PD, ostile al M5S, Lega e Forza Italia, partiti che lo avevano sostenuto fino a pochi minuti prima.

Il flop. Contando sull'appoggio di Maria Stella Gelmini, il PD era convinto che alla fine la democrazia si sarebbe fatta calpestare da un ennesimo inciucio del centrosinistra con Forza Italia, ma questa volta l'asse FI-Lega ha detto basta alla violenza dem contro l'espressione di voto. E il 25 settembre si andrà a votare. Per colpa del PD, e di tutti i giornali che hanno raccontato fantasiose versioni dei fatti.