Il progetto “Valsassina: la Valle dei Formaggi – Slow life & food” viene candidato dal Comune di Cremeno in qualità di capofila del partenariato costituito da Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino Riviera, Comune di Ballabio, Comune di Barzio, Comune di Cassina Valsassina, Comune di Introbio, Comune di Moggio, Comune di Morterone, Comune di Pasturo, Comune di Premana e Comune di Primaluna.
Il progetto trae ispirazione dalla recente pubblicazione di Giacomo Camozzini, Renato Corti, Pietro Buzzoni “Arte casearia e zootecnica. Tradizioni da leggenda in Valsassina”. Il volume, opera conclusiva della quadrilogia dedicata alla Valsassina, riporta alla luce le tradizioni legate al mondo dell’arte casearia e della zootecnia nella valle, ripercorrendo la nascita e lo sviluppo della tradizione casearia e facendo conoscere quei protagonisti che hanno reso il territorio valsassinese uno dei luoghi più importanti per la produzione di formaggio in Italia, dando il via ad importanti realtà aziendali come Locatelli, Galbani, Invernizzi, Cademartori. Attraverso un sguardo storico, puntale e dettagliato, vengono analizzati i fattori che hanno permesso un crescente sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento in Valsassina, con particolare attenzione alle attività tipiche del territorio, tra cui la gestione degli alpeggi, l’allevamento ovocaprino e le tecniche di caseificazione.
Il territorio di riferimento del progetto è la Valsassina, territorio montano caratterizzato da una tradizione agricola ed agroalimentare d’eccellenza specie nella filiera e nei prodotti caseari di montagna.
Il progetto intende valorizzare e promuovere la storica e tradizionale filiera lattierocasearia della Valsassina, il comparto agroalimentare alla base dell’economia e tradizione locale.
La Valsassina rappresenta un territorio con una densità senza pari di tradizioni e storie casearie che si intrecciano con l’evoluzione del caseificio moderno lombardo ed italiano e parlano della diffusione su scala nazionale e internazionale di prodotti quali il gorgonzola e il taleggio senza dimenticare il ruolo sul mercato regionale di altri formaggi quali i caprini e il grasso d’alpe (in Valtellina conosciuto come Bitto). L’attività casearia portata a perfezionamento dai bergamini transumanti per secoli tra la valle e le campagne del milanese, pavese e lodigiano conobbe una straordinaria fioritura tra il 1880 e il 1930 quando, nei momenti migliori (alla vigilia della grande guerra) il 14% del formaggio italiano nasceva o transitava dalla valle.
Tutt’oggi la Valsassina rappresenta un distretto caseario che comprende grandi, medie e piccole aziende, agricole ed agroalimentari, in relazione con strutture produttive della pianura ma anche una serie di caseifici di azienda agricola e non pochi alpeggi con trasformazione del latte vaccino e caprino. La storia degli anni gloriosi della nascita del caseificio è testimoniata non solo dalle casere realizzate a cavallo tra ottocento e Novecento (alcune ancora utilizzate, altre diroccate o trasformate in altri usi) ma da aziende tutt’ora vitali e dinamiche.
Le vie che collegavano la Valsassina alle valli limitrofe, consentendo il transito di bestie, uomini, formaggi (e prodotti caseari semi-lavorati), hanno svolto un ruolo importante nel “decollo” della Valsassina. I confini e i dazi doganali (esistenti sino all’età napoleonica), lungi dal rappresentare un ostacolo, stimolavano una serie di traffici e spingevano gli operatori economici a presidiare con diversi rami famigliari le terre intorno al Pizzo dei Tre signori soggette a diversa sovranità. Rappresentano quindi esse stesse un “pezzo di storia” e un’occasione per scoprire il territorio e le sue bellezze. Oltre all’interesse storico va sottolineato come nelle valli limitrofe siano in atto iniziative o si stiano predisponendo analoghi progetti di “percorsi dei formaggi” che – previo un auspicabile e quanto mai opportuno coordinamento, potranno portare ad un potenziamento e ad una integrazione delle rispettive proposte. Nel solco di una complementarietà che ripete le collaborazioni in campo caseario tra la Valsassina e le valli vicine.
Sulle orme di antiche vie di transumanza, commercio, trasporto di materie prime si definisce “naturalmente” un sistema di percorsi ideati per favorire un’esperienza turistica ricca. Un’esperienza che collima perfettamente con gli orientamenti di un turismo di scoperta “dolce” o “slow”, arricchito da stimoli culturali, ambientali, gastronomici all’insegna di itinerari adatti anche ad escursionisti non esperti e non particolarmente allenati. Ciò grazie ad una rete di sentieri e piste forestali molto estesa ma, soprattutto, grazie alla fitta presenza di rifugi (alcuni molto confortevoli) che consente di effettuare comode tappe. Una proposta al tempo in grado di racchiudere aspetti educativi, emozionali e di benessere. la possibilità di arroccamento grazie a due impianti a fune (funivie Barzio – Piani di Bobbio e Moggio – Piani di Artavaggio) contribuisce ad allargare la fruizione escursionistica facilitando il raggiungimento della dorsale orobica occidentale.
I percorsi non mancano di toccare numerosi siti di interesse storico-culturale e naturalistico. Gli alpeggi, così come in alcuni casi gli stessi rifugi, hanno una lunga storia, ed interessanti testimonianze storico-religiose strettamente legate alla storia dei bergamini (gli allevatori-casari transumanti che, tra XV e XX secolo, hanno fornito un contributo decisivo allo sviluppo della zootecnia da latte, della suinicoltura e del moderno caseificio industriale in Lombardia).
Info: http://www.valsassinalavalledeiformaggi.it/